Prima di ogni partita, la colonna sonora è sempre la stessa. O meglio, l’artista selezionata è sempre lei. «Ascoltare una canzone di Laura Pausini è d’obbligo». Cuffiette nelle orecchie, musica a tutto volume sul cellulare. E una carica che arriva direttamente dalle note «del mio idolo». Per Zoe Caneo è un rito, un appuntamento irrinunciabile. Perché l’ammirazione per la cantante romagnola non ha limiti. «Mi rivedo caratterialmente in Laura: anche io sono esuberante, istintiva e spontanea». L’attaccante della Fortitudo Mozzecane racconta la sua passione musicale pe la Pausini, a braccetto con l’amore per il pallone: «Quando segno mi piace condividere la mia gioia con i tifosi, come lei coinvolge i suoi fan durante i concerti».
Caneo, perché si è appassionata alla cantante romagnola?
«Innanzitutto, prima dell’artista apprezzo la persona: è umile, mi piace come si approccia alla gente e condivido molti principi che evidenzia nelle canzoni. Nell’album Simili, per esempio, sostiene che tutti, uomini e donne, hanno il diritto di sentirsi vivi, non devono essere allontanati né discriminati e devono poter esprimere la propria personalità appieno. Dopodiché, la adoro come cantante: è bravissima e, nonostante tanti critici sostengano che i suoi pezzi siano solo tristi, a me trasmette una forza pazzesca».
In che modo l’ha scoperta?
«Quando avevo otto anni, mia mamma sentiva spesso i cd a casa e così me ne sono innamorata sempre di più: è stato amore a prima vista, anzi, a primo ascolto. Mi ricordo che, una volta, alle elementari, la maestra ci aveva chiesto di portare un disco a testa per ascoltarlo insieme durante il rientro del pomeriggio: io scelsi proprio un cd della Pausini, precisamente Resta in ascolto».
La canzone a cui è più affezionata?
«La geografia del mio cammino. Il testo fa riflettere e permette di ritrovare se stessi e rimettersi sulla giusta strada. Insomma, se dovessi perdere la bussola, so che questo brano mi aiuterebbe parecchio».
Quanti cd ha a casa?
«Tutti, naturalmente. Alcuni li ho in camera, altri in salotto vicino alla televisione. E tre li tengo in auto: Simili, Laura Xmas e 20 – The Greatest Hits».
Il disco preferito?
«Simili, senza dubbio. Mi fa tornare in mente tanti momenti belli che ho passato l’anno scorso, sia nel calcio che nella vita privata. Da quando l’ho comprato non l’ho mai tolto dalla macchina e lo ascolto in continuazione. Sono sincera: anche gli altri cd sono stupendi, ma probabilmente avendo oggi vent’anni riesco ad apprezzare il significato delle canzoni in modo più completo e consapevole».
A quanti concerti è andata?
«Quattro: due volte a Milano, nel 2011 al Mediolanum Forum e l’estate scorsa allo stadio Giuseppe Meazza, e due volte a Verona in Arena nel 2012 e nel 2013. Le emozioni che provi lì, durante un suo concerto, sono indescrivibili e difficili da dimenticare: ballo, canto, urlo e non riesco a stare ferma. Nel 2013 io e una mia amica eravamo sedute vicino al palco e abbiamo alzato uno striscione chiedendole di scattare un selfie con noi: Laura ci guardò e sorrise, senza però avvicinarsi. Peccato, ma va bene così».
Ha vissuto momenti particolari che associa a brani della Pausini?
«Uno su tutti: il mio diciottesimo compleanno. Alcuni amici e alcune amiche mi portarono a Verona, in piazza Bra, mi tolsero benda dagli occhi e aprirono uno striscione personalizzato con scritto La geografia del tuo cammino. Fu un regalo fantastico che rese ancora più speciale quel compleanno. Non me lo aspettavo proprio».
Le note di Laura prima delle gare sono ormai una tradizione.
«Infatti. Quando giochiamo tra le mura amiche le ascolto a casa finché mi preparo, mentre se siamo in trasferta le sento dopo pranzo sul pullman, nel tragitto tra il ristorante e il campo».
Quali brani ha nella playlist?
«Di recente, ascolto principalmente Lato destro del cuore: l’avevo sentita in occasione della partita contro l’Unterland Damen e portò fortuna perché abbiamo conquistato il primo successo in campionato (0-3, ndr). Da lì, è diventata la canzone fissa».
La Fortitudo Mozzecane esce sconfitta: cosa sceglie?
«Il mio sbaglio più grande. Se perdi vuol dire che hai commesso qualche errore di troppo».
E in caso di vittoria?
«Ho creduto a me. Quando ottieni i tre punti, significa che la squadra ha creduto nei propri mezzi e ha remato dalla stessa parte con determinazione».
Zoe come canta?
«Preferisco che giudichino gli altri (ride, ndr). In ogni caso, io amo cantare e canticchiare: lo faccio a casa, in auto e con le amiche. Cantare mi aiuta a scaricare la tensione. I brani di Laura? Ne conosco parecchi a memoria: il primo che ho imparato è Resta in ascolto ma quello che so meglio è, chiaramente, La geografia del mio cammino».
La Pausini ha sempre dichiarato di essere molto legata ai propri fan. Il loro affetto, come per lei l’incitamento del pubblico, quanto è importante?
«È fondamentale e fa la differenza, sia nel bene che nel male: se il tifo è positivo ti aiuta a livello mentale, ti sprona a dare di più e ti regala motivazioni notevoli; se invece è negativo ti demoralizza e, di conseguenza, ti penalizza».
E se le capitasse di incontrare Laura?
«Sarebbe davvero bello e indimenticabile: mi emozionerei e scatterei un sacco di foto con lei. Purtroppo, finora non mi si è presentata l’occasione buona ma, un giorno, spero di conoscerla di persona».
I testi dei brani offrono spunti: il suo «sbaglio più grande»?
«Nel calcio ce ne sono stati alcuni: non ho sfruttato a dovere certe occasioni importanti, sebbene mi abbiano riempito di orgoglio. Allora ero immatura e non ho dimostrato la mentalità giusta: se quelle chance arrivassero ora, mi comporterei in maniera differente e non le butterei via».
Predilige «la solitudine» o la compagnia?
«Stare in compagnia. Fin da piccola sono sempre stata socievole e abituata a trovarmi in mezzo alla gente, in particolare a persone più grandi, e ad avere qualcosa da fare. Comunque, confesso che a volte ho bisogno di un po’ di tempo per me, per staccare la spina e riflettere».
Dove conduce «la geografia del suo (sarebbe “mio”, ndr) cammino»?
«Mi auguro di realizzare il mio sogno: lavorare a contatto con i bambini in un asilo nido, e nello sport, e aprire uno studio di psicomotricità, operando in equipe con altri professionisti. Per quanto riguarda il calcio, invece, spero di migliorare, crescere e togliermi belle soddisfazioni».
«Quando l’amicizia ti attraversa il cuore, lascia un’emozione, che non se ne va». Crede nell’amicizia?
«Sì, però occorre prestare attenzione: ad un certo punto, le persone possono guardare più ai propri interessi che al bene di entrambi. Amicizia non vuol dire sentirsi e vedersi ogni giorno, bensì esserci l’uno per l’altro: in passato ho ricevuto un po’ di delusioni, ma ho amicizie vere e desidero tenermele strette. Inoltre, credo fortemente nell’amicizia tra ragazzo e ragazza e tra uomo e donna».
«Ci sono giorni in cui la vita è piena di perché. La speranza fa fatica a risolvere i tuoi se»: il titolo è «Il coraggio che non c’è». Lei ne ha?
«Parecchio. Sono molto coraggiosa e indipendente: le nuove avventure, le nuove sfide e le nuove strade non mi spaventano. E, anche se all’inizio magari sono titubante, ci metto poco per lasciarmi andare. Per esempio, cominciare a giocare a pallone a quattro anni, da sola in mezzo a tutti maschi, non è un’esperienza semplice, però io non mi sono mai fatta problemi».
«Le cose che non mi aspetto»: ecco, quali sono le cose che lei non si aspetta?
«Venire tradita e trattata male da chi mi è vicino. Cerco di farmi rispettare e vedere il lato buono degli altri, ma sono tanto buona e a volte mi faccio mettere i piedi in testa. Pertanto, non mi aspetto che le persone mi voltino le spalle e, quando accade, soffro molto».
«Ascolta il tuo cuore». Caneo lo segue?
«Sempre e comunque. Questa è la mia filosofia e arma principale. Do retta più al mio istinto che alla mia testa, sia nella vita che in campo».
«La vita sai è un filo in equilibrio, e prima o poi ci ritroviamo distanti davanti a un bivio». Le è capitato?
«No. Non sono mai stata di fronte a crocevia particolari, perché in ogni occasione seguo appunto ciò che sento. Le sensazioni a pelle le considero importanti e, nel limite del possibile, quello che voglio fare lo faccio: in tal modo è difficile trovarsi davanti a un bivio».
«Ho creduto a me»: Zoe crede in se stessa?
«Non sempre. È una pecca che mi piacerebbe correggere. Non mi sento insicura, però vorrei essere più sicura dei miei mezzi, in particolare nel calcio».
«Non ci sono istruzioni per l’uso della vita, ognuno ha la sua matita». Si rivede in questa frase?
«Sì. Tutti abbiamo la nostra storia, una storia che ci creiamo da soli. Ognuno disegna il proprio cammino, le proprie passioni, le proprie soddisfazioni e i propri problemi».
«Oggi, potere e volere». I due verbi sono sinonimi?
«Vanno d’accordo, ne sono convinta. Non bisogna fermarsi davanti alle difficoltà e agli ostacoli: se desideri qualcosa devi impegnarti al massimo per ottenerla. Io sono così».
«Una vita sola non può bastare per dimenticare una storia che vale». Vero o falso?
«Vero, nel bene e nel male. Io sono una ragazza che porta tanto rancore, quindi, quando vengo tradita, fatico a scordare quel torto. Le vie di mezzo non mi piacciono, sono selettiva e per me le cose sono bianche o nere. In generale, comunque, un rapporto importante non si può togliere dalla mente né dal cuore».
Laura ai microfoni di R101 nel 2013: «La musica è la mia compagna e la mia ragione di vita. Per questo ho deciso di fare la cantante». Come per Zoe il pallone.
«Esatto. Ho dedicato e dedico parecchio tempo al calcio, il quale è appunto il mio compagno di vita da quando avevo quattro anni. Il pallone viene al primo posto, senza di lui mi sento persa: sarei sempre in campo a giocare o ad allenarmi, anche perché praticare questo sport mi permette di tornare bambina».
«Grazie ai valori trasmessi dalla famiglia, puoi diventare una persona speciale» disse la Pausini durante la presentazione dell’album 20 – The Greatest Hits. I genitori l’hanno sostenuta nel calcio?
«Certo, e mi ritengo fortunata. La famiglia mi ha sempre lasciato seguire la mia passione, appoggiandomi al 100%, mi ha aiutata, seguita dovunque, ed è stata la prima a credere in me. Mio padre e mia madre vengono a vedere le partite quando possono, sia in casa che in trasferta, e mi dimostrano affetto ogni giorno: li ringrazio di cuore, perché non mi fanno mai mancare nulla. Non a caso, mi sono tatuata i loro nomi dietro ai gomiti: Federica sulla destra, Vittorio sulla sinistra. L’amore che provo per i miei genitori, infatti, è davvero incancellabile, giusto per citare un’altra canzone di Laura».
La Pausini è una grande tifosa del Milan. Lei, però, è interista…
«Peccato (sorride, ndr), ma non mi interessa molto. Se fosse stata juventina sarebbe stato peggio. A proposito: la scorsa estate, quando sono andata al suo concerto a Milano, sono entrata allo stadio Meazza per la prima volta ed è stata un’emozione incredibile. Un giorno tornerò per assistere a una partita, magari proprio a un derby Inter-Milan».
La sua colonna sonora personale e quella della Fortitudo Mozzecane?
«Per quanto riguarda me stessa, scelgo il brano Innamorata, visto che sono innamorata e orgogliosa della mia vita e della mia famiglia. Per la Fortitudo Mozzecane, invece, opto per Benvenuto, perché racchiude il sentimento che tutte proviamo per i colori gialloblù: d’altronde, come recita la canzone, Benvenuto a chi sorride, a chi lancia sfide, a chi scambia i suoi consigli con i tuoi; benvenuto ad un artista, alla sua passione. Noi siamo le artiste, il calcio è la nostra passione».
Matteo Sambugaro
Foto: Graziano Zanetti Photography
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