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Un calcio alla sfortuna. O presunta tale. Il 17 ce l’ha tatuato sulla pelle e nell’anima, il 17 lo porta con emozione sulle spalle quando gioca. «È il mio numero preferito e la mia buona stella». Una cifra, un intreccio di storie. Un punto fisso, «che si ripete regolarmente e che abbino a molte cose importanti». Una passione particolare, «di cui vado fiera, nonostante ciò che la gente crede di solito». Francesca Signori va controcorrente, «a testa alta». La centrocampista della Fortitudo Mozzecane ha il suo amuleto speciale. «Il 17 mi è sempre piaciuto ma ne sono innamorata all’improvviso un paio di anni fa – racconta Signori -. In passato, il mio numero fortunato era il cinque, poi ho cominciato a notare che il 17 tornava spesso nella mia vita, così l’ho adottato. Inoltre, anche a livello grafico trovo un senso: l’uno e il sette si incastrano, formano quasi un rettangolo. Insomma, si completano». Un amore sbocciato nel 2014. Guarda caso, proprio l’anno del suo diciassettesimo compleanno: «Ha rappresentato l’inizio dell’avventura alla Fortitudo Mozzecane (in estate, ndr) e il punto di partenza di una nuova esperienza calcistica, dopo le stagioni al Real Bardolino. Dodici mesi di cambiamenti».
«MIO FRATELLO È NATO IL 17». L’associazione principale riguarda la famiglia. Francesca non ci pensa due volte e risponde in un lampo: «Mio fratello è nato il 17 marzo 1994 – spiega -. Io e Luca siamo davvero legati e ci vogliamo molto bene: ci capita di litigare ogni tanto, come è normale che sia, però entrambi sappiamo di poter contare l’uno sull’altra nel momento del bisogno. E se mi sono avvicinata a questo sport, il merito è suo: quando avevo tre anni, Luca mi proponeva di giocare a pallone e, se lo avessi accontentato, poi lui avrebbe fatto quello che desideravo. Allora scendevamo in giardino a divertirci ma, restando lì tutto il pomeriggio, non riuscivamo mai a dedicarci ad altro. Rimanevo sempre fregata però, con il tempo, il calcio è diventato una grande passione».
IL TATUAGGIO. Sull’interno polso destro c’è impressa una scritta: XVII. Diciassette, in numero romano. Signori mostra il tatuaggio con orgoglio: «Ce l’ho dal dicembre dell’anno scorso: volevo che questa cifra fosse parte di me da quanto la sento mia». Detto, fatto. «Ho deciso di tatuarmelo in quella posizione perché il destro è il mio braccio forte e ho scelto un punto del corpo che vedo facilmente, così ho spesso il 17 davanti agli occhi. Non solo: la scritta è rivolta verso di me. Il motivo? Un tatuaggio deve essere importante per me, non per gli altri».
MAGLIA NUMERO 17. In campo, la maglia 17 è sua. Non ci devono essere discussioni. Guai a chi gliela tocca, insomma, altrimenti Francesca si arrabbia. «Nella passata stagione, la Fortitudo Mozzecane ha realizzato le divise personalizzate e, da allora, ho sempre la numero 17 – ricorda la centrocampista gialloblù -. All’inizio, Francesca Olivieri aveva espresso un certo gradimento nei confronti di quella maglia, ma io mi sono imposta e lei gentilmente me l’ha lasciata (sorride, ndr). Non c’è un numero diverso da questo che posso indossare durante le partite. Ora, infatti, le compagne sanno che il 17 è mio in qualsiasi ambito». E poco importa se nel giorno del suo grave infortunio al ginocchio destro, datato 31 gennaio 2016, contro il Real Meda, Signori vestisse proprio l’amata maglia. «Purtroppo mi sarei infortunata anche se avessi avuto un numero diverso. Non ci potevo fare niente. Il 17, quindi, è perdonato».
UN’OPERAZIONE CULLATA DAL 17. La rottura del legamento crociato anteriore l’ha messa k.o. per diversi mesi. Sia fisicamente che mentalmente. Un periodo duro, difficile, in cui Francesca ha dovuto tirare fuori tutta la sua forza per reagire e per tornare a giocare in questa stagione. Il 17, però, pure qui ha fatto capolino: «Mi sono operata il 17 marzo, alle ore 17 – confessa -. Inoltre, all’ospedale stavo nella stanza 17 e il letto era il numero 17. Incredibile ma vero. Sembra quasi che il mio amuleto mi abbia accompagnato e tenuto per mano».
«IL 17 NON PORTA SFORTUNA». Si sa, in Italia il 17 non ha una bella fama. Anzi, è sinonimo di sventura. Una credenza tramandata nel tempo, che Signori desidera smontare: «Sono molto superstiziosa, sia nello sport sia nella vita, ma non penso che il 17 porti sfortuna – commenta -. Credo fermamente nel destino e se una cosa deve accadere, accade. Sono sincera: quando ha iniziato a piacermi, più la gente puntava il dito contro il 17, più si rafforzava la mia passione». Di stare a guardare, Francesca è stufa. Dopo l’infortunio di gennaio, la centrocampista gialloblù era rientrata in squadra in estate piena di grinta e determinazione. Ma un nuovo problema fisico l’ha colpita tre settimane fa, mettendola di nuovo fuori gioco. «Spero di rientrare presto, magari all’inizio del prossimo mese – sospira Signori -. Avendo subito un trauma tanto serio al ginocchio, è chiaro che occorre tempo per recuperare al meglio e gli imprevisti fanno parte del percorso».
«IL 2017 SARÀ IL MIO ANNO». Quello che arriva dovrà essere il suo anno, «per forza». «Sono sicura che nel 2017 mi prenderò una rivincita e recupererò il terreno perduto – conferma Francesca -. Il campo mi manca da morire e non sono mai stata così ansiosa di veder cominciare una nuova annata. Sì, il 17 mi darà una spinta positiva e il 2017 sarà davvero la mia annata, un’annata di svolta. Obiettivi? Tornare a giocare al massimo, senza paure né timori, e ottenere risultati soddisfacenti all’università. Cosa farò martedì 17 gennaio (il primo 17 dell’anno, ndr) alle ore 17? Mi starò preparando per andare all’allenamento o starò finendo di festeggiare il mio compleanno». Già, perché per sole quarantotto ore la centrocampista della Fortitudo non nasceva il 17 (1997, ndr). «Peccato, sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Ma il 15 mi piace comunque e rappresenta la data più importante della mia vita».
VENERDÌ 17. Una domanda sorge spontanea: Signori come vive di solito il venerdì 17, ritenuto in Italia il giorno sfortunato per eccellenza? «È una data bellissima, completa – sorride lei -. La nostra vita è già tutta scritta e una cifra non fa certo la differenza, né tantomeno una convinzione comune». Una curiosità: nel 2016 c’è stato un unico venerdì 17, precisamente in giugno. «Ricordo che in quel periodo stavo aspettando che iniziasse l’esame di Stato: faceva un grande caldo e sono rimasta chiusa in casa a studiare italiano per la prima prova, che si sarebbe svolta il mercoledì successivo. Penso che venerdì 17 mi abbia portato un po’ di fortuna perché scrissi un buon tema e ottenni 13/15».
STUDIO, C’È LO ZAMPINO DEL 17. Il suo numero preferito ci mette sempre lo zampino. Non solo nel calcio, ma pure tra i banchi di scuola del Liceo delle Scienze Umane Carlo Montanari e dell’università. Da ottobre, infatti, Francesca frequenta la facoltà di Scienze della Formazione nelle organizzazioni a Verona. «Alla “maturità” puntavo a prendere 71: 17 era troppo basso e non mi avrebbe permesso di uscire da scuola, così ho invertito le cifre – ammette Francesca -. Alla fine, mi hanno dato 77 e sono ugualmente felice. Dopodiché, anche nel mio primo esame all’università (6 dicembre, ndr) ho riscontrato la presenza del mio amuleto: ho avuto la prova alle ore 17. Il risultato? Sono passata».
UNA COSTANTE DELLA CARRIERA. La carriera di Signori è costellata da quel numero. Quasi come fosse un segno del destino, per dirla con le sue parole. Mettendosi a guardare la storia statistica della centrocampista gialloblù, le annotazioni in tal senso sono diverse: Francesca ha esordito nell’aprile 2013 in serie B (allora serie A2) con la maglia del Real Bardolino contro l’Orobica, scendendo in campo al 17’ della ripresa al posto di Silvia Eccher, è subentrata 17 volte a gara in corso durante la stagione 2013/14, e debuttato da titolare in B a 17 anni, nel campionato 2013/14. I match disputati il giorno 17? Uno, lo scorso gennaio tra Milan Ladies e Mozzecane. «Avevo fatto una bella prestazione e mi ero piaciuta molto in quella sfida». Tra l’altro, Signori ha cominciato ad indossare la divisa della Fortitudo proprio a 17 anni: «Lo reputo un ottimo segno – afferma lei -. Penso che l’avventura in gialloblù sia iniziata sotto una buona stella: adesso sono ferma ai box, è vero, però questa parentesi terminerà e tornerò a dare il mio contributo».
INTER, 17 COME MEDEL. L’Inter è la sua squadra del cuore. E, sbizzarrendosi, il 17 salta fuori pure qui. Seppur colorato di nerazzurro: nelle ultime venti stagioni, per esempio, i calciatori ad aver vestito la maglia 17 sono stati Salvatore Fresi, Francesco Moriero, Cyril Domoraud, Nicola Beati, Michele Serena, Fabio Cannavaro, McDonald Mariga, Angelo Palombo, Zdravko Kuzmanović e, arrivando all’annata 2016/17, Gary Medel. Chi preferisce Francesca? «Medel – risponde -. Abbiamo lo stesso ruolo e un modo simile di stare in campo: siamo due incontristi che giocano con grande grinta, che non si risparmiano mai e che “ringhiano” contro gli avversari». Non solo: 17 rappresenta anche la striscia di vittorie consecutive stabilita dall’Inter di Roberto Mancini nel campionato 2006/07. Un record assoluto per la serie A italiana. «Non lo sapevo – confida Signori -. Sono felice che il mio numero preferito sia impresso pure nella storia della squadra per cui tifo. Il 17 è proprio una cifra speciale».
Matteo Sambugaro
 
Foto: Graziano Zanetti Photography
 
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