Francesca Salaorni – capitano della Prima Squadra e veterana del gruppo, nonostante i 25 anni, grazie ai 10 anni in gialloblù e alle 132 presenze tra serie A, A2 e B – oltre alla passione per il calcio ha continuato a studiare, intraprendendo dopo le scuole superiori gli studi in Ingegneria Biomedica all’Università di Padova nella laurea breve decidendo poi di specializzarsi nei due anni di magistrale in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Milano. Un indirizzo che gli ha dato la possibilità di unire l’utile al dilettevole. Infatti, ha approfondito i due principali freni degli sportivi: “l’odiata” fatica e gli infortuni che spesso complicano i piani degli sportivi.
Proprio la centrocampista gialloblù spiega su cosa sta lavorando: “Per la mia tesi magistrale mi sto concentrando sull’incidenza della fatica negli infortuni delle calciatrici. Tramite dei test di analisi funzionale come il single hop test e il cmj test facciamo uno screening alle calciatrici coinvolte mentre con il test a navetta sui 5 metri per un massimale di 5 minuti al 70% della massima capacità aerobica, analizziamo la biomeccanica della corsa e l’attivazione muscolare”. Nel laboratorio, le ragazze coinvolte nei test vengono munite di marker nei punti di repere anatomici, ovvero dei pallini che vengono letti dalle telecamere a raggi infrarossi presenti nel laboratorio e che permettono di ricostruire la persona nel monitor. Inoltre, vengono installati nei soggetti gli Mg sulla gamba dominante per valutare il lavoro muscolare nei cambi di direzione.
Nel percorso del test a navetta, sono state installate delle pedane di forza dinamometriche che servono per valutare il peso che viene impresso dall’arto al momento del cambio di direzione. “Una volta effettuati i test – continua Salaorni – andrò ad analizzare i video delle compagne tramite determinati programmi, studiando in particolare le variazioni degli angoli durante la corsa tra ginocchio,
caviglia e anca e vedendo quanto questi si discostano da quelli fisiologici corretti”. Al centro dei suoi studi c’è anche un secondo aspetto, non per questo meno importante: “Andrò a valutare anche quanto la fatica incide sulla variazione di questi angoli e in particolare sul legamento crociato anteriore, uno dei maggiori infortuni che si verificano nelle calciatrici”. Sembra, dagli studi che emergono che le calciatrici siano più predisposte a questo tipo di infortunio per la loro conformazione fisica e ormonale.