Talvolta è lecito domandarsi del perchè un dirigente di società dilettantistica “perda” 5-6 ore di media al giorno per dedicarsi a questa attività. Soldi percepiti=0, spese apprezzabili, critiche costanti, problemi infiniti. Risposta: Il masochismo non ha limiti!!
Invece qualche volta (speriamo diventi un po’ frequente) capita di ricevere qualche apprezzamento, di vincere qualche partita giocando bene e tutto passa in second’ordine. Tutto ciò è la routine del dirigente tipo.
Qualche volta però succede l’eccezionale, l’emozionante e qualche giorno fa alla Fortitudo è successo anche questo: l’addio al calcio di Stefania Marcazzan.
Ebbene sentite un po’ cosa scrive di getto l’uscente Faccia da schiaffi:
“In questo ultimo mese ho ripercorso 20 anni di vita nel mondo del pallone, anni dove ho conosciuto molte persone e coltivato amicizie che porto avanti tuttora…anni di sacrifici, anni che hanno contribuito a farmi diventare la donna che sono oggi. Il calcio come tutte le altre attività sportive è una possibilità di crescita, di esprimersi, un modo di imparare, giocando, che nella vita si vince e si perde. Nulla è per caso, c’è un motivo perché da piccoli si sceglie uno sport individuale o di gruppo. ma questo lo capisci molto più avanti perché da piccolo quello che conta è divertirsi ed io amavo farlo all’aria aperta, e quanto bello era correre sotto la pioggia, che sensazione di leggerezza!! Poi da piccolo sei spensierato e quando la mente è libera da ogni preoccupazione riesci a dare il meglio di te; poi crescendo capisci quanto la testa sia fondamentale oltre alla preparazione fisica. Io dalla parte mia ho scelto uno sport di gruppo per il mio carattere esuberante, per la voglia di condividere, una possibilità di crescita, di confronto, una possibilità di mettersi in discussione. Le trasferte non sono stati solo km percorsi per disputare una partita, sono stati momenti di svago per staccare e liberare la mente… ma soprattutto di condivisione con il gruppo. Momenti utili per conoscere meglio le compagne e capire che persona ci sia dietro a quella che tu conosci solo come giocatrice. Nella mia carriera calcistica ho ammirato molto Roberto Baggio. Molti si soffermano alle qualità calcistiche ma io l’ho ammirato anche per la determinazione e per la capacità di rimettersi in piedi dopo ogni infortunio. Io ho subito nel giro di 5 anni due infortuni ai legamenti crociati sia sx che dx…di cui uno a 16 anni e l’altro a 21. Gli anni dove dovresti dare il meglio. Sono stati una grande penalità, quando ho rotto il primo a 16 anni ero appena entrata nella rosa della serie A e avevo fatto 2 provini per la Nazionale..ma non mi sono arresa mi sono posta degli obiettivi per poter tornare il prima possibile in campo (la seconda volta che mi sono infortunata mi sono operata ed in 3 mesi ero in campo).
Si perché questo è il mio approccio alla vita a 360 gradi…nello sport come nel lavoro ecc sono gli obiettivi a darti la forza di superare le difficoltà. La vita è una continua salita, a volte più pianeggiante a volte più ripida…ma finche continui a salire sei vivo, lotti e conquisti gioie, se pensi di esser in discesa solo perché è un momento positivo (sei già morto dentro) perché ti senti arrivato. La fine della mia carriera da giocatrice non è un traguardo ma spero l’inizio di un percorso diverso dove poter esprimere ciò che ho imparato negli anni a livello umano!
La Fortitudo è stata una grande famiglia e vorrei continuare a sentirmi a casa ogni volta che torno e poter rendermi utile in altri modi!! È grazie a loro, alle mie compagne e soprattutto mister Mafficini se ho concluso questo capitolo di vita in una modo indescrivibile. Ho pianto di gioia…non so davvero come ringraziarli, mi hanno regalato emozioni che porterò per sempre nel cuore!! Per un po’ sono tornata bambina ma con la consapevolezza di adulto…ahah…fantastica la vite eh!”.
Direi che da sole queste frasi potrebbero dare un senso a tanti anni di sacrifici, ma forse valgono molto di più se fossero lette con molta attenzione anche da tutte quelle bambine che oggi cominciano la loro avventura nel mondo del pallone.
La carriera della FDS comincia proprio con la Fortitudo nel lontanissimo 98-99, cioè agli albori del club veronese, e nonostante la giovanissima età si fa subito 4 partite in serie D; l’anno seguente in C ne fa una sola ma colleziona 17 gettoni con le neonata formazione primavera; insieme alle altre due promesse gialloblù (De Martiiis e Brutti) partecipa al torneo delle Regioni di quell’anno con la Rappresentativa Veneta (seconde, sconfitte solo dalla Lombardia in finale). A questo punto le sirene la spingono in riva al lago ad indossare la maglia del Bardolino: siamo nel 1999-00 e Stefania si fa tutto il campionato con la Primavera e nel 2000-01 riesce anche ad arrivare al debutto in serie A proprio contro la big Torres; poi a settembre del 2001 arriva il primo patatrac (rottura legamenti) ed il cammino s’interrompe con un lungo stop (2 anni). Il rientro avviene sempre con la Primavera del Bardolino nel 2004-05 ma dopo un campionato sempre da titolare, con 14 reti segnate e fascia da capitano arrivano le semifinali Nazionali contro Fiammamonza, Lazio e Milan. Mister Nasuti gioca un brutto scherzo e la fa giocare solo col contagocce.
Questa è l’amarezza più grande della mia vita sportiva, un’amarezza che non dimenticherò mai e da li arriva la decisione di ritornare all’ovile, cioè alla Fortitudo.
Dalle amarezze alle gioie, dalle sconfitte alle vittorie, e dopo il festoso e commosso saluto del 4 Maggio l’emozione tecnica più bella riaffiora grazie alla rete del pareggio a Castel vecchio che valse la matematica salvezza della Fortitudo nel campionato di serie B 2006-07; un sinistro che a pochi minuti dal termine consegnò il punto mancante.
Altri sette anni di partite con il club di origine, ma soprattutto un attaccamento ai colori sociali che si manifesta nel momento di maggior difficoltà della società. In coincidenza dell’esonero dell’allora tecnico avviene l’ammutinamento di altre 5 tesserate e la Fortitudo si ritrova a terra. Faccia da schiaffi dopo due anni di stop non ci pensa su due volte a rimettersi gli scarpini per tornare ad aiutare la sua società. E visto anche durante la scorsa estate la situazione non era affatto rosea ha proseguito il suo sforzo per un altro anno. Ora la decisione di chiudere la parte giocata, ma anche quella di continuare a dare una mano alla società sotto altre forme.
In bocca la lupo FACCIA DA SCHIAFFI!!!