La maglia della Fortitudo l’ha indossata cento volte in campionato. Tra serie A, serie A2 e l’attuale serie B. Un premio alla fedeltà, un riconoscimento a chi i colori gialloblù li ha difesi per anni con grinta e passione. «È un’emozione indescrivibile, non avrei mai pensato di raggiungere un traguardo simile. Il Mozzecane è la squadra in cui ho cominciato la mia carriera e con cui gioco da sempre: queste cento presenze sono un grande motivo di orgoglio». Zoe Caneo è fiera di se stessa e del suo cammino. Il pareggio (1-1) contro l’Unterland Damen di domenica scorsa ha avuto un sapore speciale e ha legato, ancora di più, il nome dell’attaccante veronese alla storia ventennale della società. «Scendere in campo per così tante partite significa aver creduto nei propri obiettivi e non aver mai mollato – dichiara la numero dieci gialloblù -. Certo, gli ostacoli durante il percorso ci sono stati, ma quando si vuole ottenere qualcosa occorre rimboccarsi le maniche e fare sacrifici».
FORTITUDO, UNA FAMIGLIA. I primi passi nel calcio li ha mossi giusto un decennio fa, nel 2006/07. «Avevo undici anni quando arrivai a Mozzecane e, da allora, non sono più mossa». Quattro stagioni fra pulcine, esordienti e Primavera, poi il salto in prima squadra, in cui milita da sette campionati. «La Fortitudo rappresenta una grande famiglia – racconta Zoe -. Qui ho imparato a giocare a pallone, sono cresciuta molto a livello umano e ho conosciuto persone importanti, dai valori che difficilmente trovi in giro». Per la sua squadra ha sempre dato tutto, Caneo. Lei che è nata a Villafranca e abita a Dossbuono, a una manciata di chilometri da Mozzecane. «Ma il luogo di provenienza è indifferente: se tieni veramente a quello che fai, ti impegni al 100% a prescindere da dove arrivi». Una curiosità: una volta, l’attaccante gialloblù ha pure indossato la fascia da capitano. È successo nella scorsa stagione, in casa, contro il Villacidro. L’apparizione era la numero 78: «Mister Lucio Manganotti tolse Rossella Cavallini nella ripresa e lei mi diede la fascia: indossarla è una soddisfazione e al contempo una grossa responsabilità».
DEBUTTO CON GOL. Il cammino verso le cento presenze era cominciato in serie A2 contro il Marsala, il 12 dicembre 2010. Zoe aveva 15 anni, entrò nel secondo tempo e all’88° bagnò il debutto con un gol, contribuendo alla vittoria per 6-2 della Fortitudo. «Mi ricordo quel giorno come fosse ieri – commenta Caneo -. Dopo avermi visto in azione con la Primavera, Antonella Formisano (il tecnico di allora, ndr) decise di aggregarmi alla prima squadra: non mi aspettavo di giocare, invece l’allenatore decise di buttarmi nella mischia. Ero felicissima e abbastanza tranquilla, seppur la pelle d’oca fosse alta: a due minuti dalla fine, mi arrivò un lancio da Elena Pasini, controllai il pallone in area e segnai. Ero al settimo cielo, proprio come i miei genitori lì presenti: mia madre si mise persino a piangere dalla commozione». Da allora, la carriera dell’attaccante gialloblù cambiò. «Cominciai ad allenarmi stabilmente con la prima squadra e mi resi conto subito di quanto le cose fossero diverse rispetto alla Primavera: c’era una serietà maggiore, mentre io ero abituata di più a scherzare, a ridere e a fare confusione. Insomma, mentalmente non ero ancora pronta ad affrontare il salto, e all’inizio mi sentivo un po’ intimorita, però il gruppo e l’allenatore mi diedero una mano ad inserirmi».
«IERI PAZZA, ORA SONO CRESCIUTA». Il capitolo «carattere» lo tira fuori lei. Quel carattere che ha rappresentato il suo tallone d’Achille nel corso della carriera. «In passato ero birbante (sorride, ndr), pazzerella e scatenata, tant’è che ogni tecnico mi definiva un po’ matta – ricorda Zoe -. Il tempo ha fatto il proprio dovere, l’esperienza mi ha aiutato a maturare e a prendere la vita con più serietà e in modo più consapevole. I rimproveri degli allenatori e gli insegnamenti delle compagne mi sono davvero serviti. Zoe oggi? A 22 anni, sono una ragazza diversa, sia in campo che fuori. Essendo una delle atlete più esperte della rosa, tra l’altro, so di dover fornire il buon esempio, dall’approccio agli allenamenti alla grinta da mettere in partita».
«FORMISANO, UNA MAESTRA DI VITA». Chi ha lasciato il segno sul suo cammino è Antonella Formisano. «Una maestra di vita e di calcio. Non finirò mai di ringraziarla». La stima, Caneo, la trasmette con lo sguardo. Il tecnico di Torre del Greco ha guidato la Fortitudo e l’attaccante gialloblù dal 2010 al 2013, in serie A2 e in serie A, rappresentando un punto fermo e una certezza. «Antonella mi ha preso con sé in prima squadra quando avevo quindici anni, ha sempre creduto in me, mi ha curato in ogni minimo dettaglio, dalla posizione del corpo a cosa fare in campo, e mi ha fatto crescere come persona. Per me è stata fondamentale e se ora sono una ragazza migliore a 360 gradi il merito è anche suo».
PERETTI, SALAORNI E PECCHINI. Riguardando la rosa del 2010/11, la stagione dell’esordio con il Mozzecane delle grandi, Zoe si emoziona. «Mi sembra trascorsa un’eternità». Tre nomi in particolare le balzano subito agli occhi: Rachele Peretti, Alessia Pecchini e Francesca Salaorni. Compagne allora, compagne ancora oggi. «Tra noi c’è stato immediatamente feeling, sia nel calcio che nella quotidianità – conferma Caneo -. Mi hanno sempre aiutato, e mi aiutano, quando sono in difficoltà, non mi hanno mai voltato le spalle, mi conoscono alla perfezione, mi spronano a dare il massimo e sono amiche sincere. Dopo parecchio tempo, è una fortuna aver condiviso insieme così tante emozioni ed essere tuttora fianco a fianco. Salaorni? Un esempio da seguire: sono felice che abbia lei la fascia al braccio. Francesca è un capitano vero e un modello di sacrificio e tenacia. Peretti? È la calciatrice con più esperienza della squadra, ha grande classe ed è capace di fare la differenza in qualsiasi momento. Pecchini? Mi sta mancando molto in questa stagione: anche se è andata in Olanda a studiare, però, ogni volta che ho bisogno c’è sempre. E quando è tornata per un mese a giocare con noi (da febbraio a marzo, ndr), sono stata davvero felice».
ORISTANO TOP, FRANCIACORTA FLOP. Il bilancio delle cento presenze, Zoe lo traccia con onestà: «”Soddisfatta” è una parola grossa. Diciamo che sono abbastanza contenta, ma avrei preferito comportarmi meglio in passato e fare di più. La presenza più bella? Contro l’Oristano nel 2011/12, l’annata della promozione in serie A: abbiamo vinto 0-2, ho disputato la mia prima partita da titolare con la prima squadra e c’è chi mi aveva definito la migliore in campo. La presenza più triste? La sconfitta per 5-1 con il Franciacorta del 2014/15, uno dei ko più pesanti della mia carriera: avevamo e avevo giocato in modo pessimo e inguardabile. La presenza più importante? Il debutto contro il Marsala, ossia l’inizio della storia».
LA SERIE A. L’assaggio di serie A (2012/13) ha avuto un sapore dolceamaro. Da una parte l’esordio e le nove presenze nella massima categoria, dall’altra il penultimo posto in classifica e la retrocessione in serie B. «Un campionato sfortunato, sia per me che per la Fortitudo: mi ero fatta male al ginocchio e avevo dovuto saltare parecchie gare – sottolinea Zoe -. Naturalmente è stato un onore conoscere da vicino la serie A e confrontarsi con avversarie di alto livello: quella avventura mi ha di sicuro arricchito e mostrato palcoscenici importanti. Tornarci, lo confesso, è un sogno nel cassetto e un obiettivo che mi sono posta, per dimostrare il mio valore e per cancellare la brutta esperienza precedente».
PUNTO FISSO DAL 2013/14. In cento presenze, Caneo ha giocato titolare in 63 occasioni. Ma, approfondendo i dati, scopriamo come l’attaccante gialloblù abbia cambiato marcia negli ultimi quattro campionati: prima, infatti, Zoe era partita dall’inizio 2 volte in 26 match (1 nel 2011/12 e 1 nel 2012/13), mentre dal 2013/14 è stata titolare in 61 sfide su 74. Non solo: tra la 4ª giornata della scorsa annata e la 17ª di quella attuale, la numero 10 ha disputato 36 partite di fila (un record per lei). «Mi ritengo fortunata e ringrazio gli allenatori per la fiducia che mi hanno dato e che mi stanno dando – afferma Caneo -. A causa di infortuni o problemi personali, non tutte hanno il privilegio di scendere in campo con tale continuità. Le cento presenze le considero un punto di partenza, nonché una responsabilità, e sono consapevole che la mia carriera sia arrivata a un momento di svolta, in cui devo fare un salto di qualità ulteriore. Pertanto, occorre che migliori sotto qualsiasi aspetto, calcistico e di mentalità».
DODICI GOL IN CENTO PRESENZE. Un piccolo cruccio se lo porta dentro: il gol. Già, perché in cento gare con la prima squadra Zoe ha realizzato solamente dodici reti. «Poche, in effetti. Avrei voluto segnarne di più: d’altronde, far gol è un’emozione speciale – confida -. In ogni caso, non mi sento né una prima punta né un attaccante a tutti gli effetti: fin dalle giovanili, la mia forza è sempre stata dispensare assist alle compagne. Per me è fondamentale giocare bene, con qualità e ordine, aiutare il gruppo, e appunto contribuire a mettere le altre davanti alla porta. Se, poi, riesco pure a segnare tanto meglio. Ma il gol non è indispensabile».
REAL MEDA, LA SQUADRA PIÙ AFFRONTATA. Con la Fortitudo, Caneo ha disputato 17 match in serie A2, 9 in serie A e 74 nell’attuale serie B. I successi sono stati 44, i pareggi 21 e le sconfitte 35. La formazione più affrontata? Il Real Meda, in ben 9 circostanze (4 affermazioni, 2 pari, 3 ko). «Un avversario tosto, molto fisico, che bisogna sfidare con la cattiveria giusta, e con cui sono venute sempre fuori belle battaglie – osserva Zoe -. Non a caso, la gara di andata di quest’anno, in casa, è risultata veramente pazza (3-3, ndr), piena di gol, emozioni, errori e rimonte: abbiamo raggiunto il pareggio al 96’ con grande carattere; al ritorno, invece, la nostra vittoria (0-1, ndr) ha dimostrato che valiamo di più dell’ottavo posto in classifica di oggi».
CENTROCAMPISTA DA UN MESE. Centrocampista da un mese, con tanto entusiasmo e curiosità. «Qualche settimana fa, mister Fabiana Comin mi ha proposto un altro ruolo e io ho accettato mettendomi a disposizione». La nuova vita da mezz’ala, iniziata con l’Orobica prima della sosta per gli impegni delle Nazionali e proseguita con l’Unterland Damen, la definisce «uno spettacolo e un amore a prima vista». «Ho scoperto un mondo diverso e accattivante, in cui consumi il doppio delle energie e dove non puoi rilassarti un attimo. Mi piace un sacco – confessa Caneo -. A centrocampo non mi sento “soffocare”, ho maggiori spazi per muovermi, mi trovo sempre con il viso rivolto verso la porta avversaria e nel vivo del gioco, e posso aiutare le compagne a segnare. L’aspetto migliore? Lottare per recuperare i palloni e far ripartire l’azione». E aggiunge: «Naturalmente sono ancora inesperta e non sto rifiutando l’attaccante che è sempre stato in me, però se in futuro mi chiederanno dove desidero giocare risponderò a centrocampo».
Matteo Sambugaro
Foto: Graziano Zanetti Photography
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