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In campo lei c’è sempre. Mai sostituita, mai subentrata. Costantemente in azione, dal primo all’ultimo giro di orologio. Giulia Caliari ha disputato tutti i 1.321 minuti giocati dalla Fortitudo Mozzecane in campionato, dimostrandosi una vera stacanovista. Oltre a confermare di essere, da quattordici anni, una delle colonne della difesa gialloblù, dalle giovanili alla formazione di punta in serie B. «Sono molto onorata di venire schierata e impiegata da mister Fabiana Comin, che ringrazio, con questa regolarità: ho sempre e solo vestito la maglia della Fortitudo e considero tale opportunità un premio alla mia costanza e ai miei sacrifici. Frequento la facoltà di Ingegneria dell’Energia a Padova e tre-quattro volte alla settimana faccio avanti-indietro con il treno per allenamenti e partite, togliendo tempo allo studio, pertanto sono contenta che l’impegno e la passione siano ripagati».

«SEMPRE IN CAMPO? UNA RESPONSABILITÀ». Una precisazione è d’obbligo: il centrale gialloblù condivide il record insieme alla collega di difesa Francesca Salaorni. Le due sono appunto le uniche atlete della rosa ad aver disputato la totalità dei minuti dopo quattordici gare. «È una grande responsabilità ma la accetto volentieri. Anzi, è un compito che di cui mi faccio carico volentieri – spiega Giulia -. Ho solamente 21 anni, è vero, però militando in prima squadra da diverse stagioni ho già accumulato un piccolo bagaglio di esperienza. Stare in campo con costanza vuol dire acquisire sempre più consapevolezza e, nel contempo, mettere a disposizione la maturità che hai incamerato». Giocare così tanto, per Caliari non è una novità. Anche nel campionato 2013/14, infatti, il difensore gialloblù aveva disputato per intero il girone di andata e, se si considerano gli ultimi 36 match (ossia il torneo 2015/16 più le quattordici sfide del 2016/17), in ben 34 occasioni Giulia è stata utilizzata dall’inizio alla fine. «Mi fa piacere essere titolare e un punto fermo: gli allenatori che si sono succeduti negli anni hanno avuto fiducia in me e li ringrazio – confida lei -. Se sento il peso di venire impiegata per tutti i minuti? A livello fisico no: non è pesante stare sempre sul terreno di gioco. Dal punto di vista mentale, invece, devi mantenere alta la concentrazione e avere continuità nelle prestazioni».

«SALAORNI MI DÀ SICUREZZA». In difesa, Caliari e Salaorni fanno gli straordinari. Si conoscono da una vita le due centrali, «siamo cresciute insieme nella Fortitudo, partendo dalla categoria pulcine e arrivando, chi prima, chi dopo, tra le più grandi». Giulia, l’assist alla collega di reparto, lo serve con il sorriso: «Con lei mi trovo davvero bene: Francesca si carica il gruppo sulle spalle, mi dà tanta sicurezza ed è la compagna della retroguardia, senza nulla togliere alle altre, con cui c’è un’intesa migliore».

IERI TERZINO, OGGI CENTRALE. Terzino per anni, centrale da poco più di dodici mesi. La carriera di Caliari è cambiata nella passata stagione, tra novembre e dicembre del 2015. «Mister Lucio Manganotti decise di provarmi in mezzo alla difesa e da lì non mi sono più spostata – racconta Giulia -. Il centrale ha un compito maggiormente delicato e ho dovuto lavorare abbastanza per capire i tempi e i meccanismi giusti, dalle marcature al fuorigioco: so di avere ancora molto da imparare ma ormai penso di aver acquisito l’identità del centrale e assimilato i movimenti più importanti. Giocare in una posizione differente, lo confesso, mi ha responsabilizzato parecchio». Nell’animo, però, lei si sente sempre un esterno. «Il terzino è il mio ruolo preferito e spero, un giorno, di tornare a farlo con continuità: sulla fascia hai la possibilità di correre e spingere, difatti spesso mi viene spontaneo anticipare l’avversaria e far ripartire l’azione. A volte vorrei pure salire ma so che il tecnico ha bisogno di me come centrale e quindi mi adeguo».

SÜDTIROL, RITORNO IN FASCIA. A dire il vero, in questo campionato un piccolo ritorno al passato è avvenuto. Precisamente nell’ultimo quarto d’ora, in casa, contro il Südtirol Damen. «Ero felicissima di giocare di nuovo da esterno basso e, seppur per un breve lasso di tempo, ho riprovato vecchie sensazioni: mi manca un sacco fare il terzino, perché terminare le partite con le ginocchia sbucciate e stanca morta mi rendeva soddisfatta appieno». Tra l’altro, per poco Giulia non segnava. «Contro il Südtirol Damen ho avuto due ottime chance però non sono riuscita a sfruttarle. Peccato, realizzare almeno un gol sarebbe stato fantastico». In carriera, lo specifichiamo, Caliari è andata in gol in un’unica circostanza, nel 2013/14 in trasferta contro il Tradate Abbiate. «Il ruolo del difensore non permette di avere molte opportunità: di solito ho un’occasione a campionato, tant’è che me le ricordo tutte (sorride, ndr), ma forse mi manca pure il fiuto giusto. In ogni caso, nonostante una rete rappresenti una gioia personale, va bene così: abbiamo già chi deve pensare a segnare».

DA AZALEE AD AZALEE: «SONO CRESCIUTA». Dall’Azalee all’Azalee. Un girone intero è trascorso. E il centrale gialloblù traccia il bilancio personale: «Sono cresciuta e ho imparato a non commettere più certi errori che nella prima parte di campionato ho pagato a caro prezzo – commenta -. Sono soddisfatta di come mi sono comportata nel girone di andata ma sono consapevole di poter maturare ancora: la velocità è il mio pezzo forte, tenere la marcatura nell’uno contro uno rappresenta invece un aspetto da migliorare. Comin e la fase difensiva? Il tecnico cura parecchio la tattica in ogni reparto: l’allenamento più importante per la retroguardia è quello del venerdì in cui lavoriamo su schemi e movimenti. Impegnarsi durante la settimana è indispensabile e io cerco di dare sempre il massimo».

AZALEE, «LA MIA BESTIA NERA». Quando Giulia incrocia l’Azalee non è fortunata. «È la mia bestia nera: contro di loro incontro spesso un po’ di difficoltà – riconosce Caliari -. Nel match d’andata (4-4, ndr) ho disputato la prestazione peggiore del campionato, commettendo più di un errore. Il motivo? Non lo so. Credo che sia stata proprio una giornata no, in cui tutto mi è girato storto; domenica scorsa (2-2, ndr), al contrario, ho fatto una buona partita dimostrando maggiore sicurezza rispetto alla gara inaugurale: l’unico neo è il fallo in area che l’arbitro mi ha fischiato, concedendo il rigore alle avversarie. La sfida in cui ho giocato meglio? Il successo con la Riozzese (0-2, ndr), prima di Natale. Mi sono mossa correttamente e chiuso bene gli spazi, come tutta la difesa».

GIRONE DI ANDATA DA 6,5. Giulia dà il voto in pagella al club gialloblù, ottavo al giro di boa: «Il girone di andata della Fortitudo merita un 6,5 – sottolinea -. La sufficienza c’è di sicuro, però abbiamo le qualità per fare di più: i rimpianti sono tanti, perché abbiamo iniziato il campionato con molti pareggi, lasciando per strada punti importanti. A livello tecnico, invece, siamo riuscite a imporre il nostro gioco in diversi incontri e, al di là dei risultati, siamo cresciute alla distanza. Inoltre, spesso abbiamo dimostrato grande carattere rimontando lo svantaggio e pareggiando, o ribaltando, il punteggio. Il girone di ritorno? Vogliamo conquistare più punti dell’andata (17, ndr)».

SAN BONIFACIO TOP, OROBICA FLOP. Prestazioni a confronto. La migliore partita della prima parte di stagione da una parte, quella peggiore dall’altra. «Il secondo tempo contro la Pro San Bonifacio è stato incredibile: abbiamo dominato l’allora capolista, espresso un bel calcio e mostrato una determinazione pazzesca – osserva Caliari -. Purtroppo non siamo riuscite ad evitare la sconfitta (1-2, ndr) però abbiamo disputato una ripresa eccellente; di momenti negativi, invece, ne indico due: dal punto di vista difensivo siamo andate male contro l’Azalee, subendo quattro reti, mentre a livello globale la squadra non mi è piaciuta contro l’Orobica: abbiamo perso 3-0, in campo non eravamo unite e avevamo poche idee».

L’AFFIATAMENTO AIUTA. Con le compagne di reparto difende i colori del Mozzecane da anni. Salaorni è una collega da una vita, Valentina Sossella da quattro anni e Nana Welbeck dalla passata stagione. «L’affiatamento è fondamentale e conoscersi bene è un vantaggio – ammette Giulia -. Ognuna di noi sa cosa è abituata a fare la compagna, pertanto è più facile capire quali movimenti effettuare. Non solo: giocare insieme da tanto tempo serve pure umanamente, perché conoscendo i caratteri e magari i punti deboli delle altre sappiamo come sostenerci e aiutarci». Le new entry 2016/17 nella retroguardia gialloblù sono invece Elisa Fasoli e Letizia Malvezzi. «Elisa mi ha sorpreso molto e, nonostante questa sia la sua prima annata in serie B, sta dimostrando di valere e non ha mai deluso – afferma Caliari -. Letizia è giovanissima (15 anni, ndr) ma quando è stata chiamata in causa si è sempre fatta rispettare. Stare in prima squadra alla sua età può permetterle di crescere parecchio».

 

Matteo Sambugaro                                                                                               

 

Foto: Graziano Zanetti Photography

 

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